Una rapina finita con un delitto, un omicidio verificatosi a margine di una lite o un evento accidentale. Sono queste le ipotesi investigative, l’ultima delle quali ritenuta meno probabile dagli stessi investigatori, alle quali stanno lavorando i carabinieri di Cattolica Eraclea e di Agrigento per chiarire cosa sia accaduto in via Crispi nell’ufficio di Giuseppe Miceli, marmista di 67 anni.
L’uomo, in quella stanza che è accanto al laboratorio, è stato trovato cadavere, in una pozza di sangue. Aveva anche un profondo taglio al mento. Una lesione che non potrebbe però aver determinato la morte. Non è escluso, invece, che il decesso possa essere avvenuto a causa di un colpo alla nuca.
Ma sarà l’autopsia, già predisposta dal sostituto procuratore di Agrigento Silvia Baldi, a fare chiarezza sul giallo. I carabinieri della scientifica hanno sequestrato dei fili elettrici e diversi oggetti contundenti che saranno, nelle prossime ore, inviati al Ris di Messina per essere esaminati.
A ritrovare la salma del sessantasettenne è stato il fratello maggiore di Giuseppe Miceli che, per ore ed ore, è stato ascoltato dai carabinieri, così come anche diversi vicini di casa. Effettuate anche delle perquisizioni sull’autovettura ed a casa, in via Oreto, di Giuseppe Miceli. A quanto pare, sia in ufficio che nella residenza dell’uomo, i militari avrebbero trovato molte cose in disordine. Non c’è però nessuna certezza che ciò sia collegabile con la sua morte.