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NARO – Nuova semina in contrada Virgilio, entro l’estate la prima raccolta sui terreni confiscati alla mafia.

Brandara: “La politica adesso smetta di parlare di legalità e operi scelte legalitarie”

Sono state avviate ieri le operazioni di semina di cinquanta ettari di terreno, in contrada Virgilio a Naro, da parte della Cooperativa “Rosario Livatino Libera terra”, che gestisce terreni confiscati alla mafia.

I soci, già a gennaio, avevano provveduto a mettere a dimora del grano in sessanta ettari sempre nella stessa area, e adesso hanno seminato dei ceci, che saranno coltivati anch’essi con principi di agricoltura biologica. Ora si attende l’estate, quando i frutti del lavoro potranno essere raccolti e successivamente venduti per essere commercializzati attraverso il consorzio Libera Terra Mediterraneo.

“Siamo molto soddisfatti per essere riusciti a portare a termine il piano di semina che avevamo stabilito per il 2012 – spiega il presidente della cooperativa Giovanni Lo Iacono -. Dopo il raccolto, il nostro prossimo obiettivo è senza dubbio quello di riuscire a bonificare larga parte dei terreni a nostra disposizione”.

Di circa 300 ettari, infatti, ad oggi quelli già utilizzabili sono solamente 110. Altri dovranno essere liberati da colture già impiantate ma non più produttive o da formazioni rocciose.

Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente del Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo, Mariagrazia Brandara.

“Fino a qualche anno fa era impensabile che ciò che apparteneva alla mafia – spiega – potesse tornare al mondo produttivo, alle energie sane della società. Quel grano che cresce è la prova evidente che quel sogno è diventato realtà e che le cooperative come la ‘Rosario Livatino’, con sacrifici e abnegazione possono creare ricchezza per un territorio, dimostrando che la gestione dei beni confiscati non è mero esercizio di retorica. Adesso – conclude – è necessario il secondo stadio di questo processo, ovvero che i territori, gli amministratori, gli enti pubblici, si stringano intorno a chi investe scegliendo di trovarsi in frontiera. E’ necessario che la politica smetta di parlare di legalità e cominci ad operare scelte legalitarie”.


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