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Salvatore Sedita, la perizia: “Infermità mentale ma pericoloso e in grado di partecipare al processo” 

All’epoca degli episodi criminosi addebitatigli Salvatore Gioacchino Sedita era affetto da infermità di mente in misura tale da scemare grandemente senza escludere la sua capacità di intendere e volere”, per la patologia riscontrata può essere considerata una persona socialmente pericolosa ed è allo stato capace di partecipare al processo. Gli psichiatri Leonardo Giordano e Osvaldo Azzarelli hanno concluso la superperizia disposta dalla Corte di Assise di Agrigento su Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che lo scorso anno uccise con quasi cinquanta coltellate padre e madre nell’appartamento che condividevano a Racalmuto. Gli specialisti erano chiamati a rispondere e tre quesiti sui quali – di fatto – verte l’intero processo. La capacità di intendere e volere dell’imputato, la sua capacità di partecipare al processo e l’eventuale pericolosità sociale.I periti hanno sciolto la riserva consegnando il rapporto ed il prossimo 6 giugno compariranno in aula per rispondere alle domande delle parti.

“All’epoca degli episodi criminosi addebitatigli Salvatore Gioacchino Sedita era affetto da infermità di mente in misura tale – si legge – da scemare grandemente senza escludere la sua capacità di intendere e volere”. La Corte di Assise ha ritenuto fondamentale disporre ulteriori accertamenti sulle condizioni di Sedita alla luce anche dei pareri contrastanti emersi durante il processo. Due perizie, eseguite dagli psichiatri Lorenzo Messina e Gaetano Vivona, hanno stabilito che Sedita “va considerato capace di intendere e di volere al momento del reato e in atto è capace di partecipare coscientemente al procedimento che lo riguarda”. Ma la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Ninni Giardina, aveva prodotto la sentenza con cui lo stesso Sedita è stato condannato dal tribunale d Agrigento (per maltrattamenti sull’ex compagna) in cui emerge invece un parziale vizio di mente. Le persone offese sono difese dagli avvocati Giuseppe Zucchetto, Giuseppe Barba e Giuseppe Contato. L’accusa è rappresentata in aula dal sostituto procuratore Elenia Manno.

L’omicidio si consuma nel giorno di santa Lucia, in un appartamento del piccolo centro dell’agrigentino. Giuseppe e Rosa stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento. I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti

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